Il peperone è un animaletto poco collaborativo.
Perlomeno, lo sono i tre loschi esemplari che da circa un’ora stanno consumando gas a sbafo standosene al calduccio nel mio forno. Dove, in teoria, dovrebbero cuocere; ossia appassire in modo deciso seppur non privo di un certa qual peperonesca delicatezza. Ma probabilmente il loro motto è “mi carbonizzo ma non cuocio. Mai.”.
Che poi, già come peperoni in se’, avrei qualcosina da ridire sul loro conto.
Va bene, non che uno possa chiedere molto a dei peperoni in saldo: per 1 euro e 59 o qualcosa del genere non è che puoi pretendere che prima di farsi mangiare ti facciano anche le pulizie in casa e ti portino fuori il cane. Ma soprattutto non puoi aspettarti molto se vai a comprarli a mezzogiorno passato, dopo che frotte di massaie ben più esperte (e mattiniere) hanno già compiuto la loro scelta, valutando e ponderando che manco Sophie nel film, e ora dal fondo della cassetta una sparuta decina di esemplari superstiti ti guardano malinconici con l'espressione da ultimo cucciolo rimasto al canile.
Quelli che nessuno ha voluto.
I malconci.
Quelli un po' ammaccati da una parte.
Gli esemplari formato fantasia, tutti bitorzoli stravaganti e insenature abissali, che solo per capire come tagliarli dovrai farci uno studio in 3D e possibilmente consultare un perito.
Quelli con rughe ormai evidenti, più di età che d'espressione.
I reduci da troppe battaglie, cicatrici financo nel cuore.
Gli scartati, come nella vita.
A questo punto, ha due opzioni.
Uno: mediti sull'alta valenza metaforica della situazione, eventualmente sentendoti anche tu un po' peperone a mezzogiorno e un quarto; solidarizzi con l'ortaggio e magari gli fai pure un "pat! pat!" di incoraggiamento.
Due: tutto ciò non ti passa neanche per l'anticamera del cervello, e molto più semplicemente cerchi i tre con l'aspetto meno vissuto e pesto e ti riprometti che la prossima volta ti farai furbo e andrai a fare la spesa all'alba (ossia, alle undici e mezza).
Così mi sono portata a casa questi tre loschi figuri.
I quali, ad un esame più attento, mi sembrano più vecchi di me. (Che poi per inciso oggi i cinquanta sono i nuovi quaranta. Ma i quaranta sono i nuovi trenta; che a loro volta sono i nuovi venti. Osservando alcuni rappresentanti delle nuove generazioni, a volte direi anche che i venti sono i nuovi dieci; ma questo è un altro discorso. Pertanto, applicando in modo solo vagamente truffaldino la proprietà transitiva, deduciamo che i cinquanta sono i nuovi venti. E che quindi, per quel che mi riguarda, sono ancora nella prima adolescenza. Oh.)
Ma tornaniamo agli ortofrutticoli protagonisti di questo post, e alla di essi alquanto dubbia freschezza. Oggi pomeriggio a un certo punto, in piena modalità nostalgia-ON, ascoltavo su Youtube delle vecchissime canzoni di Alberto Camerini. Quando poi sono tornata in cucina, dove i peperoni attendevano il loro destino in un recipiente sopra il frigo, non vorrei dire, ma uno dei tre – il più loffio e grinzoso- appariva alquanto ringalluzzito. Anche un punta commosso, direi. Come dire: tutto contento dell’amarcod anni ’80. Potrei sbagliare ma poco prima, mentre ascoltavo “Tanz, bambolina”, nel ritornello, oltre a quella dell’arlecchinesco, zompettante Alberto sentivo un’altra vocina, sottile sottile, proveniente dalla cucina, a mo' di coro.
Alla faccia del peperone fresco: si ricordava pure le parole. Tutte.
Ha vissuto la sua peperonesca adolescenza nei gloriosi anni ’80, quello.
***
Quindi i sudetti, in questo momento, dovrebbero in teoria essere in fase di cottura, onde diventare protagonisti di una di quelle ricette in cui periodicamente ricasco. Le famigerate ”ricette veloci”: un quarto d’ora di preparazione, cosa vuoi che sia? Con una sola, miserrima stellina di difficoltà. Umiliante, persino. Tanto sola, che tra un po’ piange per la tristezza. Ricette che trascurano solo di considerare il tempo per fare la spesa, quello per predisporre ingredienti, frullatore, forno e simili, nonché estrarre la pirofila che è sempre quella di sotto di una piramide Maya di suppellettili, quasi tutti fragili e/o pesanti, artisticamente disposte in equilibrio precario, perchè senza pericolo non c’è gusto. L'ora in cui è sì vero che i protaginisti della ricettina cuociono; ma è altresì vero che richiedono la tua amorevole vicinanza per controllarli, girarli ed in generale assisterli in questo momento difficile della loro esistenza. Nonché l’orrida mezz’ora di lavaggio recipienti, utensili, fornelli e piastrelle, raccolta pellicine appiccicose e operazioni di bonifica dell'atmosfera domestica dal delicato aroma di aglio che stenderebbe un vampiro a dieci chilometri di distanza.
Per un totale di mezzo pomeriggio speso per fare un piattino pocoo appariscente che verrà sbafato in cinque minuti davanti a un tiggì, commentando un interessantissimo servizio sui saldi.
Sgrunt.
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Roba che ogni volta alla fine ti riprometti che la prossima volta ripiegherai sul livello zero della cucina, ossia la tua famosa Insalata di Patate alla Heimlich.
Che detto così suona pure bene: tipo Topinambur alla Escoffier, o altre sopraffine vette dell’alta cucina. Peccato che Heimlich sia il medico che ha dato il nome alla manovra di primo soccorso che si esegue nei casi di soffocamento da corpo estraneo.
Perché la preparazione culinaria in oggetto consiste, ahimè, in un orrido piatto di tuberi lessati e quindi insalatizzati alla bell’e meglio, e in genere non esattamente stracotti. Così ribattezzata per la sua straordinaria tendenza ad incagliarsi saldamente in gola peggio che un rompighiacci nel pack.
Per lo stesso motivo tale manicaretto è anche noto come Salade de Pommes de Terre À La CenteDixHuit.
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Intanto, mentre i peperoni danno prova dei loro superpoteri continuando a NON cuocere, il televisore acceso nella stanza accanto mi sta allietando con l'ultimo spot del Mulino Bianco Wonderful World.
E qui, scusate, ma non posso tacere.
Ora, lasciamo stare il discorso, ormai trito e ritrito, sul signor Barilla che dichiara che no, niente coppie gay e simili, nelle sue pubblicità apparirà sempre la famiglia tradizionale (con una ulteriore, simpatica aggiunta: “la donna nella pubblicità è madre, nonna, amante, cura la casa, cura le persone care, oppure fa altri gesti e altre attività che comunque ne nobilitano il ruolo”. Leggasi: Levi Montalcini, eri una fallita. E in quanto a te che stai leggendo, pussa via dal pc e torna a lavare i pavimenti; e vedi pure di apprezzare, che manco immagini quanto ti nobilita.
Dico solo che da allora i biscotti no logo del supermercato hanno cominciato a sembrarmi più buoni.
Chissà perché.
Ma dicevamo: ci dice che nei suoi spot apparirà sempre e solo la famiglia di sano impianto tradizionale (dagli spot Barillopastosi dedico trattasi di coppia di genitori ambosessi intorno alla trentina, benestanti e bellocci -seppure in modo rassicurante, quieto, non turbativo- con bambini carini. Invecchiare o non essere belli non è tradizionale, fatevene una ragione). Dopodichè ci sfracella i neuroni per mesi con un verosimile, rassicurante ma soprattutto tradizionalissimo menage familiare composto da un ex piacione dall'accento spagnolo con l'aria da playboy in crisi d’identità da appassimento incipiente che per qualche motivo a noi tutti chiaro e comprensibile è finito a fare il mugnaio in una imprecisata, idealizzatissima campagna italiana a metà strada tra una bolla temporale degli anni ‘50, Pane, Amore e Fantasia ed il paese dei Puffi, ove convive felicemente con una gallina a cui parla.
Per aumentare la già alta verosimiglianza della cosa, con la voce del gatto con gli Stivali. La famiglia tradizionale è salva, meno male.
Ma l'ultimo spot... l'avete presente?
Lui, il Banderas-mugnaio -che poi tra l'altro ultimamente si sta trasformando in Roberto Cota, il che è leggermente inquietante - vuole lasciare dei dolcetti a Babbo Natale (Antò, ma hai cinquant'anni! E va bene che sono i nuovi quaranta, che sono i nuovi trenta e la proprietà truffaldinotransitiva eccetera; ma risalire fino ai quattro e mezzo, addirittura?).
Ma non sa quali scegliere.
E quindi fa la cosa più ragionevole.
Quella che chiunque di noi farebbe di fronte ad una scelta difficile della propria vita.
Chiede consiglio alla gallina.
(Quest'uomo mi preoccupa. Sul serio.)
"RoSSSSita, quali biscotti preferirà Babbo Natale?
Gli Abbiocchi, i Tamarrucci o le Fiocine?”
Ma, ahimè, il pollo non si pronuncia (che poi già parlare a un gatto o un cane è spesso indice di solitudine; ma ridursi a cercare di far conversazione con una gallina, recentemente inclusa ufficialmente dall'UNESCO tra i dieci animali più inespressivi e meno coccolosi del mondo, significa veramente essere messi male. Se non altro, se Banderas parla ad un pollo, il pollo dimostra un'intelligenza superiore, NON parlando a Banderas); e l’angoscioso dubbio permane.
Al che, il Bandò affronta la situazione di petto con maschia decisione:
“E va bene: li metto TUTTI”.
Detto con un tono alla “Facciamo una signorata, dai!”
E ne lascia uno per tipo.
Per uno strabiliante, strafoghesco totale di TRE biscotti.
***
No
Ma
Dico.
TRE biscotti???
E giusto perché voleva fare il grandioso, stile “ma sì, dai: Natale è una volta all’anno. Crepi l’avarizia!”
Con lo stesso tono con cui Fantozzi a capodanno diceva "Tutti a casa mia: ho una bottiglia di Prunella Ballor!"
Che poi, scusate: Babbo Natale è una persona di una certa età. Con renne a carico. E gli tocca pure sfamarle e mantenerle; che poi le furbone lavorano giusto sotto natale, jingle bells, jingle bells e tutto quanto; ma per il resto dell’anno che fanno? Niente: 364 giorni di ferie. Mangiabiada a tradimento. E questo pover uomo ha fatto migliaia di chilometri di volo su una slittina, categoria Low Cost Che Più Low Di Così Ti Butti Facendo Flappete! Flappete! Con Le Braccine E Buona Fortuna; e intanto per contratto gli toccava anche fare “Ho! Ho!”, che alla sua età è pure poco dignitoso. Mentre tu, Antò, che facevi? Te ne stavi a fare endovena di cioccolato ai cornetti, candirti il cervello sniffando zucchero a velo e ipnotizzare gallinacei.
Per inciso, vorrei farvi notare una cosa.
Osservate bene le espressioni e lo sguardo, sprizzante vispa e vigile intelligenza, dei due:
E ora chiedetevi: secondo voi chi, tra l’umano e il pennuto, è quello che, grazie alla propria mente superiore, è riuscito a ipnotizzare l’altro, e chi il pollo rimasto ipnotizzato?
Ecco.
Appunto.
Ma tornando a Babbo Natale: e cosa trova, quest'uomo, in cambio delle sue fatiche? Quale luculliano banchetto? Quale meravigliosa mensa appositamente imbandita? Tre biscotti. Tre.
Come Qui, Quo e Qua, per rendere l'idea.
Come i re Magi.
Re Mogi, data la situazione.
Assortiti, però: che non siamo mica pitocchi, aiò. E giusto perché il Bandò non sapeva qual era il preferito e RoSSSSSita La Gallina Un Po’ Svanita non ha contribuito a svelare l’arcano. Perché se RoSSSSSSSSita avesse aperto il becco e detto, mettiamo caso, “COOOOOOK! Ma Bandò, come, non lo sai? Il dolce vecchietto va matto per i Tamarrucci, COOOOOOOK!”, di biscotti ne avresti trovato UNO e già grazie; e vedi di non sbafartelo tutto subito e farlo durare, che per quest’anno abbiamo già dato e fino al Natale prossimo di questi sciali pazzeschi non se ne parla più. Che c’ho un mulino da mandare avanti e una gallina da mantenere, io.
***
AGGIORNAMENTO
Onore al nemico, quando è di valore.
I peperoni sono caduti da eroi: evidentemente avevano detto "venderemo cara la pelle", e così è stato.
Dove il "cara" non si riferisce all'euro e 59, evidentemente, ma a quanto è stato stramaledettamente difficile sbucciarli, ed alla quantità immane di pellicine viscide ed appiccicose che si è sviluppata da tre peperoni piccoli e dall'aspetto innocuo ed innocente.
Così en passant, propongo l'introduzione di un nuovo solido geometrico dalle affascinanti proprietà: il peperonoide. Da far impallidire la teoria dei frattali e mandare la curva di Peano a nascondersi dietro un integrale per la vergogna. Perché il peperonoide è l’unico solido che, a fronte di un volume finito e anzi piuttosto scarso possiede una superficie (pellicinosa ed alquanto appiccicosa) pressoché infinita.
***
Bene.
Dopo questa appassionante scoperta, destinata a rivoluzionare la matematica moderna, l'Orbettino, dopo un lungo letargo e prima di tornare a ronfare, oggi si vuole rovinare e prevede ancora:
1) una notina di approfondimento sull'annosa questione "Babbo Natale e le renne" (perchè sì, l'Orbettino nel suo piccolo è un blogghino serio: abbiamo anche le note a piè di pagina, cosa credete)
e
2) gli auguri di buon anno.
Ma dato che questo post sta diventando lungo a dismisura (da far invidia alla superficie del peperonoide), li trasferiamo ad un altro post... che trovate subito dopo questo.
Ciao!
Tesoro come al solito mi hai fatto sbellicare!
RispondiEliminaE tenendo conto che oggi sto al lavoro (perché ferie? Noooo) e piove pure, queste risate valgono triplo!
Come posso contraccambiare? Ah ecco posso dirti che i tuoi peperoni hanno (avevano) dei parenti, da me acquistati con amore e che parimenti han deciso di venedr cara la pelle! Dopo quasi 1 ora di cottura sono ancora belli arzilli! Peperoni mutanti?
P.S. Sull'amore diversamente orientato di Banderas e della gallina la penso come te, il mulino bianco non entra più a casa mia, troppa tristezza
Laura Pennydue
Ciao, Laura! Finalmente posso rispondere a un commento e salutarti (non mi ricordo quasi mai come si fa: ogni tanto ci riesco, ma per puro caso. L'ulteriore problema è che, comunque, non riesco a liberarmi di questo nick, "Dorotea", che avevo scelto completamente a caso quando ho aperto il blog. Credevo di poterlo cambiare successivamente, invece no; e compare ovunque. Anche ora, probabilmente sto rispondendo come "Dorotea". Grrrr.)
EliminaDopo aver letto i tuoi spunti son qui che aspetto di rivedere le spot per riderci ancora sopra. Anzi, quasi quasi lo registro.
RispondiEliminaDevo anche confessare una cosa....ecco...praticamente...credo di esser l'unico a non....sì insomma...nella mia ignoranza...devo ammettere che...non so cos'è la curva di Peano. E' sulla strada che conduce al mulino bianco?
Claudio
Ciao! La curva di Peano è una cosa strana: una linea, che però ricopre interamente un quadrato. Mi è venuta in mente perchè il peperone è piccolo, ma le sue pellicine (= la sua superficie) tendono a ricoprire l'intero universo.
EliminaAaaarrgghhhhh... ma davvero la gallina è stata recentemente inclusa ufficialmente dall'UNESCO tra i dieci animali più inespressivi e meno coccolosi del mondo???? Io adoro le galline, ne ho anche avute, e mi ci volevo pure reincarnare!
RispondiEliminaAuguri di Buon 2014 cara :-):-):-)
ciao ciao, Lunamalva
No no, tranquilla: l'ho insignita del titolo io, truffaldinamente. Nessuna intenzione di offenere i tuoi (ex) pennuti, che erano sicuramente bravissime person... ehm, galline. Ciao!
EliminaPppffffiiiuuuuuuu... meno male! Perchè le mie amiche mi dicevano sempre che le mie due galline avevano preso la mia espressione.....!!!! E doveva essere un complimento no?!!
EliminaCiaoooo, Lunamalva
uhauhauah questo post è favoloso XD sia messo a verbale che gli Abbiocchi sono i miei dolci preferiti (e che per banderas che parla con la gallina ci vuol un bel tso XD )
RispondiEliminati leggo sempre, ma stavolta ti sei superata :D sono cappottata dal ridere!
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