27 agosto 2013

Maneggiare con cura (e poi non dite che non vi avevamo avvertiti)

Ieri una persona mi ha fatto vedere una cosa che aveva appena trovato alla L*dl, tra le offerte della settimana: un mini taglia-documenti in offertissima specialissima. Idea non stupida, in effetti: giusto perchè le tue vecchie bollette ed il tuo numero di conto corrente, messi nella raccolta differenziata, non finiscano direttamente nella top ten dei più letti della settimana, tra un romanzo di Dan Brown e le ultime cinquanta sfumature di verde-pallido-un -po'-giallo-anzi-no-piuttosto-quasi-lilla. Ma soprattutto, sono rimasta affascinata dalla chilometrica sfilza di avvertenze, stampata sull'oggetto stesso. Tanto che sono tornata a fotografarla. Et voilà:




Oltre alla quantità, è notevole la cripticità di alcune di loro (ormai ci esprimiamo talmente ad ideogrammi, che tra un po' per decifrarli ci vorrà la Stele di Rosetta). Confesso che per capire un paio di esse ho impiegato qualche momento. Ma ciò che vorrei dirvi è: credete davvero che significhino cose banali tipo "attenzione: la cravatta potrebbe essere catturata dal dispositivo" e "non inserire clips metaliche"? Nooooo... ora vi illustro il loro VERO significato. 


Quindi, guardateli uno per uno. Fatto? Bene.
Allora, nell'ordine, da sinistra:



1) (è il solito simbolo, che si incontra anche nella segnaletica stradale):
Attenzione: segni di punteggiatura vaganti


2) Pronti, bambini? Aprite il libro, che oggi impariamo una bella vocale


Ma ora entriamo nel vivo:



3) Non colpire con missili

In effetti, l'aggeggio subirebbe seri danni. Provate a negarlo, se ci riuscite.


 
4) Se sei un essere dotato di mani, non pensare neanche di usarlo. 


O anche:  


se avevi delle mani e mi usi, scordatele.

 
5) Se sei un writer, pussa via.



6) Vietato l'uso alle gLaziose bambine giapponesi con la fLangetta


Ma soprattutto


E' inutile che insisti: se sei Tutankamen (o il suo sarcofago), non mi puoi usare. Oh.





7) Non prenderlo a calci. 

(Anche questa, come la terza, in effetti è indiscutibile.)



8) Da non utilizzare quando il sole è basso sull'orizzonte


O anche:


Gli uomini calvi evitino di infilare il naso nel dispositivo 
(Gli altri facciano un po' come gli pare, aiò) 



9) Divieto di transito, ma tanto non ci perdete niente: la strada  fa dei giri tutti strani


 
E infine, l'avvertenza fondamentale:



10) Attenzione: questo non è un tavolino. 



***


Bene. E devo dire che mi affascina anche una funzione del pulsante, quella a sinistra, "Reverse": serve per far funzionare il meccanismo a contrario, se la carta si è inceppata. Uh che bello: così il foglio torna intero, vero?


Ma questo fantasticosissimo oggetto nasconde ancora una chicca: nel manuale di istruzioni, una serie di raccomandazioni-attento a te-ma ci hai pensato bene?, che in confronto la signora apprensiva con il cignetto Anturio di qualche post fa in quanto ad ansia anticipatoria è una patetica principiante.

Il vertice assoluto è raggiunto nella conclusione, che vi copio tale e quale:

Agire con costante attenzione! Riflettere sempre su ciò che si sta facendo ed agire in modo razionale. Non utilizzare mai l'apparecchio senza la massima attenzione o in caso di malessere fisico.


Capisco che sia un modo per pararsi le spalle da eventuali grane e richieste di risarcimento per danni, ma a volte queste raccomandazioni sfiorano il surreale. Un paio d'anni fa ho comprato una banalissima scaletta, presa anchiessa alla L*dl.
Si vede che questo marchio è molto attento all'aspetto "non facciamoci spennare da qualche tizio che ieri sera si è fatto tre grappini, ha preso l'articolo a capocciate convinto di essere un rarissimo esemplare di rinoceronte albino, si è fatto un bernoccolo e ora ci vuole estorcere un fantastiliardo di euro perchè non avevamo avvertito esplicitamente che quello non era un dispositivo per saggiare la durezza del proprio cranio in modo innocuo e divertente, ma soprattutto nel foglio di istruzioni non avevamo scritto "attenzione: qualunque sia la vostra percezione in proposito, voi NON siete un rarissimo esemplare di rinoceronte albino"). 
Comunque, dicevo: una scaletta di quelle con due soli gradini, alte circa cinquanta centimetri, che si usano per raggiungere i piani più alti di una libreria o nel ripostiglio. Avete presente, no? Bene: nel foglio di istruzioni c'era, più o meno, la stessa frase di esortazione alla prudenza, alla ponderatezza dell'agire e ad una profonda, superiore consapevolezza di sè. 

PER USARE UNA SCALETTA ALTA MEZZO METRO. 

Roba che vorresti dire al libretto (ebbene sì, ho proprio scritto "dire AL LIBRETTO". Dite che è una scemata? perchè, secondo voi uno che parla direttamente a una scaletta ci fa una figura migliore?): "guarda che sono solo una che vuol prendere un barattolo di marmellata bio al mirtillo sullo scaffale del ripostiglio, non la tua adorata unica figliola tredicenne che sta andando a vivere da sola nella città tentacolare in un monolocale livello strada con la porta che non chiude bene preso in subaffitto da da uno spacciatore chiamato The Human Beast, e che ti ha appena tranquillizzata con un bel "Dai mamma non preoccuparti! Non ho soldi e neanche un lavoro ma vedrai, in qualche modo mi arrangerò: la città è piena di occasioni per una ragazzina carina, ingenua e senza esperienza!"."


Ma dico: raccomandazioni simili non le fanno neanche ad un neurochirurgo che sta entrando in sala operatoria... Poi lo stesso, arrivato a casa la sera, magari vorrebbe prendere un libro di Pirandello sul piano più alto della libreria, e fa per servirsi della scaletta. Bene: immaginatevi una vocetta che, a questo punto, esce dal foglio illustrativo o dalla scaletta stessa: 
"Ma sei sicuro di esserne in grado? Sì, lo so che hai passato tutto il giorno a rattoppar cervelli, salvare vite e bla e bla e bla: ma guarda che QUESTA, ora, è una cosa difficile!
Sicuro di sentirtela? Sicuro sicuro? Ma proprio sicurosicurosicuro?
Senti, guarda, lo dico per te: lascia perdere e accendi la tv, che c'è un bel cartone dei Puffi!"


***

Bene: ho finito di scrivere il post. Ora penso a farmi pranzo. Una pasta, dai: andiamo sul semplice. Devo solo prendere una confezione nuova, sul piano più alto della dispensa. Prendo la scaletta e... ma, un momento: sarò in grado di usarla? Sicura di avere l'adeguata forma psicofisica? Accidempoli, è da un po' che non faccio esami del sangue: e se ho il colesterolo troppo alto?



Ciaoooo!!! 







19 agosto 2013

DIARIO DI MONTAGNA 3 - IL CALENDARIO ED I SANTI TAROCCHI



Sono in montagna per qualche giorno, ed anche quest’anno ho trovato appeso il solito calendario truffaldino. Ossia un calendario –emesso dal comune di Nonsodove o dalla relativa azienda di raccolta rifiuti- che, al posto dei nomi dei santi presenti sui vecchi buoni calendari di una volta, più prosaicamente e con maggior senso pratico riporta il tipo di raccolta differenziata effettuata in tale data. Eccolo:





Sarò all’antica, ma i nomi dei santi mi mancano. Mi ricordavano gli onomastici degli amici e le ricorrenze tradizionali; il che significa anche che mi avvisavano delle feste di paese che in questa zona, d’estate, sono tanto frequenti (giusto per sapere se ci saranno auto parcheggiate a strati sovrapposti ed un grandioso mercatino di 10 banchi, tra cui -immancabile- quello di piagiami cinesi da 6 euro, modello "la signora Pina si fa operare d'appendicite alle Molinette", in cosiddetto cotone -altamente truffaldino- che al buio fa scintille che al confronto i fuochi d'artificio di San Giovanni a Torino arrossiscono di vergogna. E se la sera sarò piacevolmente intrattenuta da una simpatica banda musicale di sei-elementi-sei, in grado tuttavia di produrre una quantità di decibel inversamente proporzionale al numero dei componenti, che dalle 21 a mezzanotte imperversano ripetendo incessantemente lo stesso fantastico repertorio di quattro brani, tra cui almeno uno che inizia con


PARAPPA’!

PARAPPA’!

PARAPAPPA-PAPPA-PPA’!).


Invece, macchè: i nomi dei santi non ci sono più. Ma ogni mattina me ne dimentico, e do un’occhiata al calendario desantizzato. Per restarci malissimo scoprendo che la ricorrenza del giorno è un bislacco Sant’Umido (in genere ricordato lo stesso giorno di San Lavaggio Strade). O un inquietante San Vetro-E-Alluminio (un androide alla Blade Runner? Io più che altro ogni volta ho un'inquietante visione del robot Bender -chi guardava Futurama lo conosce- con l'aureola. Agh.). O magari la mia preferita, Santa Indifferenziata. Che poi, ci starebbe quasi bene. Sembra uno di quei nomi tradizionali ma desueti, tipo Immacolata, Virginia, Assunta, Addolorata, a cui il disuso ha conferito una nuova eleganza un po’ snob . Mi immagino una madre chiamare i figli al parco giochi: “Guglielmo! Maria Beatrice! Lorenzo Il Magnifico! Indifferenziata! Venite, che è ora di merenda!”. 

Che poi, la piccola Indifferenziata -per gli amici Indy, o Indiffy- avrebbe pure il vantaggio di festeggiare un sacco di onomastici!

DIARIO DI MONTAGNA 2 - LE SOAVI PASTORELLE (sottotitolo: Oh poffarbacco, madama la marchesa)



Chiedo scusa per il linguaggio, ma UNO – se lo cambio non funziona più e perde tutta la sua sfolgorante bellezza (se non si fosse capito, è sarcasmo); DUE (soprattutto) – questo dialogo è, in sostanza, autentico. Avevo buttato giù questo post l'anno scorso, dopo aver sentito questo garbato scambio di battute mentre passavo in seggiovia sopra dei pascoli di montagna ed i loro bucolici abitanti.

Per i non piemontesi, precisiamo che "varda" significa "guarda", "ca" significa "che", "'nt'el" significa "nel".
E, soprattutto, "ca***" significa "ca***" e "cu*" significa "cu*".

E ora che avete imparato queste bellissime cose, potete procedere nella lettura.


***

Ambiente: prati di montagna, con idilliache distese di fiorellini variopinti, marmotte sparse e, ad un certo punto, un gruppo di mucche accudite da due gentildame.
Gli agresti richiami delle quali risuonavano lieti per i dolci declivi. Permettendomi di cogliere al volo il seguente brandello di dialogo:

"Uuuuhhhhh! Ehi, ti! Varda 'n po c'la vaca, uuuuhhhhh!"

Traduzione per non piemontesofoni: 
"Uuuuuuhhhh! Gentile collega, le spiacerebbe rivolgere la sua pregiata attenzione a codesto esemplare di bovino femmina adulto?  Uuuuhhhh!"

"Ma vard'la ti, ca fas mai 'n ca***, uuuuuuhhhhhh!"

Traduzione per i non piemontesofoni: 
"Mia collega stimatissima, la questione mi apparirebbe piuttosto rientare nelle Sue competenze. Tantopiù che non credo che il suo rendimento, ultimamente, possa giustificare serie preoccupazioni per un eventuale stress da super lavoro. Uuuuuhhhhh!"

"Ma vat'lu a piè 'nt'el cu*, ooooohhhhh!"

Traduzione per i non piemontesofoni:
"Mi pemetto di suggerirle, cara duchessa, un'attività alternativa, che benchè a rigore non sia strettamente attinente alla Sua presente occupazione, Le sarebbe comunque di grande beneficio, dal punto di vista professionale e personale. Oooooohhhhh!"

"Ca***! Ma vat'lu a piè ti, 'nt'el c** , bestia, uuuuhhhhh!"

Traduzione per i non piemontesofoni: 
"Oh poffare! Il suo interessamento alla mia vita privata mi commuove fin nel profondo del mio dolce cuoricino; ma riterrei ingiusto privarla di un'esperienza che, sicuramente, sarebbe di beneficio maggiore per lei che per me, Milady"

(Dimenticavo un concetto fondamentale: "Uuuuuuhhhhh.").

***

In lontananza, le caprette cantavano la sigla di Heidi e cori di marmotte intonavano yodel di montagna. Le mucche assistevano, perplesse.


14 agosto 2013

Racconto in ventiquattro righe (attenzione, questo è scemo forte)

Renzo  e Lucia volevano una vita alternativa. Il pane guadagnato con la fatica, a contatto con la natura essenziale delle cose. Notti in sacco a pelo, sotto un immenso cielo stellato. Mani sporche di terra, stanchezza nella schiena, lievità nel cuore. Un'esistenza nomade, semplice, vera. Così partirono, con uno zaino, molti sogni ed un progetto di vita: fare i mungitori nelle sterminate praterie delle Pampas.
Fu un disastro. Trovavano lavoro, ma, inspiegabilmente, venivano cacciati in malo modo dopo pochi giorni. Ce la mettevano tutta, ogni volta più della precedente: eppure, per qualche motivo che non capivano,la conclusione era sempre la stessa.
Il sogno finì. Dovettero tornare al loro paese, tristi, delusi. Si rassegnarono a ciò che non avrebbero mai voluto: un posto fisso, la routine, una vita banale. Nella via in cui abitavano di notte si accendevano i lampioni, il cielo stellato non si vedeva più. E comunque, stanchi dopo una giornata di ufficio e pieni di preoccupazioni, probabilmente non l'avrebbero più guardato.
Gli anni sono passati, Renzo e Lucia ormai sono anziani. Lei usa l'apparecchio acustico, lui ha occhiali spessi un dito e cammina con un bastone. Hanno una piccola casa, un piccolo orto, una piccola vita. A volte, però, pensano a quel lontano sogno che non aveva saputo prendere il volo, per qualche ragione sconosciuta, e i loro volti si velano di tristezza. 


Ma sono due cari, adorabili vecchietti.






Quindi, per favore: non fate mai sapere loro, ma proprio MAI, che i mungitori, nonostante il nome, devono mungere le mucche



***


E ve l'avevo detto, che era atroce! :D:  


12 agosto 2013

Hai mai provato ad andare in bicicletta in Scandinavia una mattina di primavera?




Oh, le pubblicità anni'80... 
Chissà perchè, era un periodo olfattivo. Anche se gli aromi che andavano per la maggiore erano quattro o cinque in tutto. Erano gli anni in cui pronunciavano le paroline magiche "al pino silvestre" o -botta di esotico- "al lime dei Caraibi" (ora lo mettono giusto nei detersivi per piatti del supermercato, ma allora ci avremmo sguazzato dentro), e per noi suonavano come "alla manna celeste, raccolta fresca fresca proprio stamattina" o "all'estratto di gonade sinistra di istrice albino settimo di una nidiata di sette": insomma, cose dell'altro mondo, che noi umani non potevamo immaginare.
C'era lo shampoo alla mela verde, un mito: quello con il flacone più verde di Kermit la rana, che se lo usavi ti lasciavi dietro una scia di olezzo così spessa che se qualcuno la doveva attraversare doveva tagliarla con il machete. C'era il bagnoschiuma -Vidal? Badedas?- con quella pubblicità famosissima, i cavalli bianchi che correvano liberi e selvaggi sulla spiaggia... Che poi, ovvio: i cavalli bianchi che corrono liberi e selvaggi sulla spiaggia usano il bagnoschiuma, no? Chissà se l'idea era nata dal fatto che il pubblicitario aveva detto al regista: "... e mi raccomando: per dare l'idea della freschezza dirompente voglio delle onde belle grandi, ma proprio grandi; anzi... dei CAVALLONI!" 

Sì, questa era orrida (scusate). 


Ma proprio. 


Tanto.

Ok, cerchiamo di riprenderci.

Cosa si fa in questi casi? Be', direi, si va avanti facendo finta di niente, con grandiosa faccia tosta. Allora:


...E c'era la saponetta profumosa (Lux, mi pare), con uno slogan tipo "il sapone di una diva su tre" (geni: come dare l'impressione di avere un sacco di testimonial, senza averne neanche una!). O quella Camay, pronunciato rigorosamente "Camài" : perchè se no c'era il rischio che le persone volessero comprarla ma non ci riuscissero, perchè non sapevano come si scriveva. E idem il dentrificio "Colgàte"; che poi detto così sembra più un comune del Varesotto: "Plin plon! E' in arrivo sul primo binario il treno per Milano Centrale. Ferma a: Gavirate, Gallarate, Colgate...")
E il dopobarba - o deodorante? Comunque mi pare fosse il Denim Musk- "Per l'uomo che non deve chiedere. Mai." (io aggiungerei: Solo supplicare. Sempre.).
Nello spot compariva il torso di un uomo -il viso non si vedeva- con camicia di jeans, abbronzatissimo e, si intuiva, con fisico da modello (cosa abbastanza normale, visto che in effetti era un modello. E avesse anche avuto una corporatura alla Sancho Pancho, dato che apparteneva ad un modello, di fatto sarebbe diventata automaticamente una "corporatura da modello". Il che dimostra che fare i modelli è una figata.). Una voce fuori campo recitava lo slogan, quindi compariva una mano femminile -unghie laccate rosso fuoco- decisa e rapinosa, che azzardava una carezza e intanto slacciava un bottone della camicia. E poi, fine dello spot e tanti saluti a casa (e bambini a nanna, che avete già visto abbastanza).
Che poi, pensandoci, la mano poteva anche essere della dermatologa, che intanto stava dicendo con tono professionale "Allora, adesso vediamo quel brutto ponfo purulento che mi diceva". O della signora Pina, portinaia dello stabile, novanta chili portati con grazia sbarazzina su un metro e quarantadue di altezza, gambaletti color carne indossati con le ciabatte e conseguente look "gambe alla omino Michelin", denti effetto vedo-non-vedo, nel senso che erano uno sì e uno no; però belle mani, niente da dire. (Immagino che se lo spot fosse durato ancora qualche secondo si sarebbe sentita anche la voce di lui: "Ma signora Pina, insomma! Non è possibile che tutte le volte che passo davanti alla portineria lei cerchi di mettermi le mani addosso! La smetta, glie lo CHIEDO per favore!" E lei: "Ma lei usa Denìmmme Masch: lei è un uomo che NON DEVE CHIEDERE! Lo dicono anche alla tivvù!". "Ma io..." "ZITT'!" "No, ma..." "SHHHTT!!!!" 

Al che lui, sconfitto dall'evidenza, taceva e si rassegnava a subire stoicamente il Pinesco assalto. Per l'ennesima volta.)


Il che, pensandoci, suggerisce anche la possibile etimologia del nome del prodotto: 
da "TENIMM' MASCHIO!!!!!" (grido di vittoria della suddetta signora Pina quando riusciva a bloccare il malcapitato. Con gran sfracassamento di cosiddetti dei condomini, tra l'altro, ormai abituati a sorbire il pinesco ululato almeno una volta al giorno: “Cos’è stato quel grido giù dabbasso? Hai sentito anche tu, Ugo?” “Ma niente,  Arpalice: è quel benedetto ragazzo, si è fatto prendere anche ‘sta volta!"). Poi diventato "Denìmm' masch'!"; e infine -anglizzazione, che fa sempre fino e non impegna- "Denim musk".


Non so se certe pubblicità ci sono rimaste tanto impresse perchè  c'era una gamma molto minore di prodotti, e quindi le notavamo di più, perchè eravamo più ingenui o perchè -questa è la mia impressione- rimanessero invariate per un sacco di tempo, fino a diventare dei classici. Ma il mito assoluto, in questo campo, era un altro detergente o affine (un docciaschiuma? o era un deodorante?) con la famosa pubblicità "Hai mai provato ad andare in bicicletta in Scandinavia, una mattina di primavera?". 


Ricordate? Che ti veniva da rispondere "Uh, come no! E chi non è mai andato in bicicletta in Scandinavia, una mattina di primavera?" (per inciso, porre una domanda del genere ad uno che magari passava la vita a fare il pendolare Trofarello -Torino Porta Nuova, e come botta di vita andava una settimana all'anno nella pensione Marinella a Ventimiglia con con la zia, sapeva un po' di presa per i fondelli, in effetti; ma giusto un pochino). Ma soprattutto ti immaginavi uno che, una mattina di primavera, si preparava un panino, saliva in bici e se ne andava vispo e giulivo salutando con un bel: "Ciao, mamma: vado in Scandinavia!" (questa non è mia, credo: mi pare l'avesse detta qualche comico). Che poi, appunto: se monti in bicicletta e vai IN SCANDINAVIA, ammesso che ce la fai a fare un viaggio così lungo, secondo me quando arrivi (dopo aver pedalato ed arrancato per mesi) non è che ti senti tanto fresco. Cioè, per me sei più sull'accaldato sfatto e con un delicato olezzo tipo bouquet di merluzzo andato a male, con note di coda di topo morto. E poi, dico: per illustrarti il concetto di bagnoschiuma con profumo fresco, un paragone un po' meno bislacco? In fin dei conti, per dare un'idea di fresco che anche noi umani potevamo capire, perchè non "Hai mai provato ad aspettare il 14 a Torino in via Cernaia una gelida sera di gennaio, quando nevica da due giorni, c'è sciopero dei tram e ne passa uno ogni ora e hai pure avuto la disgraziatissima idea di mettere le scarpe che perdono?". Va be', forse non suona altrettanto allettante, lo ammetto. Ma, vi garantisco, in quanto a fresco, ne prendi ben di più che sbiciclettando giulivo su e giù per la Scandinavia (anche perchè il 14 a Torino in Via Cernaia non passa, non è mai passato e non passerà mai, a meno di curiosi fenomeni di dislocazione spontanea dei binari; quindi hai voglia di aspettarlo, in una gelida sera di gennaio).
No, invece: volevano fare gli esotici. Ma allora, mentre c’eravamo, perchè non un bel "Hai mai provato ad andare in canoa sulle rapide del Niagara in un anno bisestile dopo aver appena stabilito il nuovo primato mondiale per il maggior numero di granite al tamarindo ingurgitate in mezz'ora e pagaiando con due merluzzi surgelati sotto le ascelle?". Perchè questo, in quanto a sensazione di freschezza, altro che Scandinavia e mattina di primavera!

Ciaoooo!