Sta facendo kitesurf sul laghetto, spinto dal vento teso. L’esordio
in effetti non è stato esattamente trionfale, considerato che il momento clou è stato uno spettacolare
inciampo con caduta di schiena sulle pietre della riva mentre si apprestava ad
entrare in acqua, peraltro immediatamente seguita da un “Tutto ok, Tutto ok! Non mi sono fatto
niente!” gridato al figlio, che sta parlando al telefono pochi metri più in là.
Il che ti ha fatto pensare a Fantozzi che tace eroicamente dopo essersi messo
in bocca un pomodorino alla temperatura della lava incandescente ma va be’, è
che tu sei un po’ malignetta, dai. Ma poi, una volta riuscito a guadagnare il
liquido elemento, in effetti dà l’idea di uno che sa il fatto suo. Fluttua leggiadro e volteggia soave; in alcuni momenti addirittura si fa sollevare
dal vento e per alcuni secondi rimane così, sospeso un paio di metri sopra il
filo dell’acqua, lieve ed etereo quale farfallo o libellulo (immagine peraltro spudoratamente copiata
da Guareschi). E l’erede smartphonemunito accuratamente riprende le paterne acquatiche
prodezze onde consegnarle ai posteri.
Ma la vita è un mercante bugiardo, un imbonitore da fiera che non
mantiene le promesse. In pochi minuti il cielo più terso si rannuvola, il cibo
per cui avevi l’acquolina rivela un disgustoso sapore di sale e rancido;
con mani trepidanti scarti il premio per cui hai lottato tanto e con una botta al cuore ti ritrovi a
guardare incredulo l’interno di una scatola vuota. Così, è’ un attimo: il fluttuante
eroe perde il controllo sulla vela. Che cala sempre più, tocca l’acqua dove
sconfina con la riva e, perso improvvisamente ogni etereo e volacre incanto, non
prima di essersi avvitata su se’ stessa tre o quattro volte, si affloscia che
più prosaicamente non si può con un loffissimo PLOFFF!
Sicchè questo è il nuovo assetto del sistema
uomo-vela: la seconda miseramente spiaggiata e immota a terra e il primo a mollo che gesticola
come un forsennato per chiedere soccorso al sangue del suo sangue. Che prontamente accorre (parliamo
del figlio; anche se la frase in effetti è venuta un po’ da schifo e a questo
punto uno ha la vaga idea che stia arrivando l’Avis). Nello stesso momento dei
passi di corsa alle mie spalle, che rivelano un certo affanno già solo dal rumore; il
tempo di pensare “Oibò, mo’ pure i bagnini di Baywatch?” e sbuca un’occhialuta e
preoccupata signora, decisamente poco baiuòccia, che accorre in soccorso del
verosimile coniuge zompettando come può sui sandaletti da città.
Ed ecco che l’ammollato eroe, dall’acqua,
comincia a impartire direttive alla parentale ciurma, urlando come un ossesso e rivelando una grinta
imperiosa e maschia attitudine al comando che manco Russel Crowe in Master And
Commander:
“ALZALO! VAI UN PO’ IN LA’! ECCO! COSI!”
Il contributo della consorte in un primo tempo risulta vivamente
apprezzato, facendole guadagnare uno stentoreo
“PERFETTO! BRAVISSIMA, BARBARA!!!”
proclamato ai quattro venti. Ma la gloria umana è un mucchietto
di cenere spazzato via in un istante dai capricciosi venti del fato. Oh gloria ingannatrice, fugace riflesso sull'acqua che risplende per un attimo appena; cose così. E anche il
momento di trionfo della signora Barbara si rivela, ahimè, effimero e fugace. Perché immediatamente dopo ella comincia drammaticamente a
perdere punti:
“NO, BARBARA! NON COSI’! GIRALO ALL’ESTERNO! NOOO! ALL’ESTERNO!
EH MA LA MADONNA! TI HO DETTO ALL’ESTERNO! BARBARAAA!!!!”
Intanto sul pontile un gruppetto di persone osserva la scena
con vivo interesse – qui non è che abbiamo molte distrazioni, cercate di
capirci, oh - e ridacchiando neanche tanto velatamente; mentre è doveroso
riconoscere che la Barbara in questione sta dimostrando un non comune talento
naturale per l’avvitamento a spirale di aquiloni innocenti, e sta facendo del
suo meglio per trasformare il topologicamente banale kite in una
figura di maggiore interesse, un bel nastro di Moebius o cose così, mentre le sue quotazioni ormai stanno scoprendo il brivido della caduta libera. Intanto il
gentile consorte nonchè maschio alfa, dall’acqua, continua a coordinare i soccorsi con garbo e discrezione:
“QUELLO E’ L’INTERNO! CA**O, BARBARA!!! “
Dopo qualche altro gesto maldestro e relativa plateale sputtanata
in pubblico, Ca**o Barbara finalmente mette a fuoco il concetto e riesce a
sollevare la vela dal lato giusto. Solo per impantanarsi immediatamente in una
nuova, ancora più complessa difficoltà:
“ORA PRENDI IL CAVO ROSSO. ROSSO, BARBARAAAA! MA CHE FAI? HO
DETTO ROSSO! ROSSOOOO!!! MA CHE SEI DALTONICA?? LO SAI DISTINGUERE IL ROSSO, BARBARA???”
***
E insomma. Insomma, anche le cose belle, ahimè. finiscono; e così a un
certo punto i cavi vengono districati, il kite risollevato nell’aere in più
nobile e kitesco assetto. L’ammollato eroe riprende a volteggiar lieve e soave sull’acqueo
elemento quale libellulo o farfallo; che è di nuovo Guareschi ma alla rovescia
per fare l’effettino simmetrico, che qui non stiamo mica a pettinar gerbilli.
Ca**o Barbara torna a sedersi sulla riva, borbottando sommessamente “iiii, oggi
non gli va bene niente!”. Rivelando con questo una flemma pacifista che il
Dalai Lama al confronto è un ultrà da stadio (io per molto meno con i preziosissimi
cavi che non si devono assolutamente aggrovigliare avrei fatto un bellissimissimo
intreccio macramè, e se ci stava pure una presina a crochet), ma anche
informando i presenti, mediante quattro sole
letterine, “oggi”, che, poffarbacco, questo comportamento a cui hanno appena assistito è inspiegabile, lui
di solito le porta rose rosse a colazione e va matto per Hello Kitty.
Così la situazione è tornata calma. Il figlio ha ripreso a
smartphonare le atletiche gesta del
genitore che fluttua leggiadro e tutte quelle robe farfallose lì. L’intermezzo,
ovviamente, non è stato immortalato, e nessuna traccia ne verrà consegnata ai
posteri. Che ammirati diranno “E' proprio bravo: mai il minimo sbaglio. E Barbara, che donna fortunata!”.
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