25 luglio 2015

DIARIO DI MONTAGNA – COM’E’ BELLO VOLTEGGIAR



Sta facendo kitesurf sul laghetto, spinto dal vento teso. L’esordio in effetti non è stato esattamente trionfale, considerato che il momento clou è stato uno spettacolare inciampo con caduta di schiena sulle pietre della riva mentre si apprestava ad entrare in acqua, peraltro immediatamente seguita da un “Tutto ok, Tutto ok! Non mi sono fatto niente!” gridato al figlio, che sta parlando al telefono pochi metri più in là. Il che ti ha fatto pensare a Fantozzi che tace eroicamente dopo essersi messo in bocca un pomodorino alla temperatura della lava incandescente ma va be’, è che tu sei un po’ malignetta, dai. Ma poi, una volta riuscito a guadagnare il liquido elemento, in effetti dà l’idea di uno che sa il fatto suo. Fluttua leggiadro e volteggia soave; in alcuni momenti addirittura si fa sollevare dal vento e per alcuni secondi rimane così, sospeso un paio di metri sopra il filo dell’acqua, lieve ed etereo quale farfallo o libellulo (immagine peraltro spudoratamente copiata da Guareschi). E l’erede smartphonemunito accuratamente riprende le paterne acquatiche prodezze onde consegnarle ai posteri.


Ma la vita è un mercante bugiardo, un imbonitore da fiera che non mantiene le promesse. In pochi minuti il cielo più terso si rannuvola, il cibo per cui avevi l’acquolina rivela un disgustoso sapore di sale e rancido; con mani trepidanti scarti il premio per cui hai lottato tanto e con una botta al cuore ti ritrovi a guardare incredulo l’interno di una scatola vuota. Così, è’ un attimo: il fluttuante eroe perde il controllo sulla vela. Che cala sempre più, tocca l’acqua dove sconfina con la riva e, perso improvvisamente ogni etereo e volacre incanto, non prima di essersi avvitata su se’ stessa tre o quattro volte, si affloscia che più prosaicamente non si può con un loffissimo PLOFFF!    
Sicchè questo è il nuovo assetto del sistema uomo-vela: la seconda miseramente spiaggiata e immota a terra e il primo a mollo che gesticola come un forsennato per chiedere soccorso al sangue del suo sangue. Che prontamente accorre (parliamo del figlio; anche se la frase in effetti è venuta un po’ da schifo e a questo punto uno ha la vaga idea che stia arrivando l’Avis). Nello stesso momento dei passi di corsa alle mie spalle, che rivelano un certo affanno già solo dal rumore; il tempo di pensare “Oibò, mo’ pure i bagnini di Baywatch?” e sbuca un’occhialuta e preoccupata signora, decisamente poco baiuòccia, che accorre in soccorso del verosimile coniuge zompettando come può sui sandaletti da città.   
Ed ecco che l’ammollato eroe, dall’acqua, comincia a impartire direttive alla parentale ciurma,  urlando come un ossesso e rivelando una grinta imperiosa e maschia attitudine al comando che manco Russel Crowe in Master And Commander:


“ALZALO! VAI UN PO’ IN LA’! ECCO! COSI!”


Il contributo della consorte in un primo tempo risulta vivamente apprezzato, facendole guadagnare uno stentoreo


“PERFETTO! BRAVISSIMA, BARBARA!!!”


proclamato ai quattro venti. Ma la gloria umana è un mucchietto di cenere spazzato via in un istante dai capricciosi venti del fato. Oh gloria ingannatrice, fugace riflesso sull'acqua che risplende per un attimo appena; cose così. E anche il momento di trionfo della signora Barbara si rivela, ahimè, effimero e fugace. Perché immediatamente dopo ella comincia drammaticamente a perdere punti:


“NO, BARBARA! NON COSI’! GIRALO ALL’ESTERNO! NOOO! ALL’ESTERNO! EH MA LA MADONNA! TI HO DETTO ALL’ESTERNO! BARBARAAA!!!!” 


Intanto sul pontile un gruppetto di persone osserva la scena con vivo interesse – qui non è che abbiamo molte distrazioni, cercate di capirci, oh - e ridacchiando neanche tanto velatamente; mentre è doveroso riconoscere che la Barbara in questione sta dimostrando un non comune talento naturale per l’avvitamento a spirale di aquiloni innocenti, e sta facendo del suo meglio per trasformare il topologicamente banale kite in una figura di maggiore interesse, un bel nastro di Moebius o cose così, mentre le sue quotazioni ormai stanno scoprendo il brivido della caduta libera. Intanto il gentile consorte nonchè maschio alfa, dall’acqua, continua a coordinare i soccorsi con garbo e discrezione:


“QUELLO E’ L’INTERNO! CA**O, BARBARA!!! “


Dopo qualche altro gesto maldestro e relativa plateale sputtanata in pubblico, Ca**o Barbara finalmente mette a fuoco il concetto e riesce a sollevare la vela dal lato giusto. Solo per impantanarsi immediatamente in una nuova, ancora più complessa difficoltà:


“ORA PRENDI IL CAVO ROSSO. ROSSO, BARBARAAAA! MA CHE FAI? HO DETTO ROSSO! ROSSOOOO!!! MA CHE SEI DALTONICA?? LO SAI DISTINGUERE IL ROSSO, BARBARA???”


 ***



E insomma. Insomma, anche le cose belle, ahimè. finiscono; e così a un certo punto i cavi vengono districati, il kite risollevato nell’aere in più nobile e kitesco assetto. L’ammollato eroe riprende a volteggiar lieve e soave sull’acqueo elemento quale libellulo o farfallo; che è di nuovo Guareschi ma alla rovescia per fare l’effettino simmetrico, che qui non stiamo mica a pettinar gerbilli. Ca**o Barbara torna a sedersi sulla riva, borbottando sommessamente “iiii, oggi non gli va bene niente!”. Rivelando con questo una flemma pacifista che il Dalai Lama al confronto è un ultrà da stadio (io per molto meno con i preziosissimi cavi che non si devono assolutamente aggrovigliare avrei fatto un bellissimissimo intreccio macramè, e se ci stava pure una presina a crochet), ma anche informando i presenti, mediante quattro sole letterine, “oggi”, che, poffarbacco, questo comportamento a cui hanno appena assistito è inspiegabile, lui di solito le porta rose rosse a colazione e va matto per Hello Kitty.



Così la situazione è tornata calma. Il figlio ha ripreso a smartphonare  le atletiche gesta del genitore che fluttua leggiadro e tutte quelle robe farfallose lì. L’intermezzo, ovviamente, non è stato immortalato, e nessuna traccia ne verrà consegnata ai posteri. Che ammirati diranno “E' proprio bravo: mai il minimo sbaglio. E Barbara, che donna fortunata!”.

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