20 ottobre 2013

Maga Magò for ever

E va bene: allora, ditelo.

Perchè lo avevo già ipotizzato. Lo intuisco da anni, guardandomi attorno, soprattutto al lavoro. 
Ma ora ne ho la certezza definitiva.

Che ci dividiamo in due tipologie.

Immediatamente riconoscibili, ahimè, da varie caratteristiche. 

Ossia:

I CAPELLI

Tipologia A: colei che non ha mai un capello fuori posto. Phonata, cofanata e laccata anche quando ti dice che ha la febbre a 39,  il bambino le ha fatto passare la notte in bianco perchè gli stanno spuntando i denti, svariate pinne e magari pure le ali, mentre un uragano le scoperchiava la casa; e  stamattina quando veniva al lavoro le si è rotta la macchina in mezzo ad una strada allagata ed è arrivata fin qui a nuoto. Probabilmente i suoi capelli nascono già dalla radice con i colpi di sole ton sur ton degradé ed i suoi pori non secernono vile sebo ma lacca extra strong, che Ken di Barbie al suo confronto è un rasta spettinato dopo che ha litigato con il gatto. E sua madre ancora oggi racconta alle amiche che è venuta al mondo già con una messa in piega impeccabile a bigodo grosso, e la sua prima parola è stata il numero di telefono di Sonia  Acconciature Chiomabella.

Tipologia B (quella a cui appartengo): geneticamente spettinata. Nonchè sostanzialmente allergica ai parrucchieri e al loro truce operato. Cosa che, in qualche modo insondabile che tuttora sfugge alla razionalità ed alla scienza, queste singolari creaturine sono in grado di percepire chiaramente. Tanto che, le poche volte che, per necessità di taglio od altro intervento tricologico, è costretta ad intersecare la propria strada con la loro, si vendicano producendosi in terrificanti tagli sfilati-spelacchiati-sbilenchi che sembrano realizzati da un concorrente alle finali provinciali di biathlon tra boscaioli  (nota specialità alpestre che comprende 
1- sfida a chi ingurgita più grappini al mirtillo a stomaco vuoto 
e   
2- prova di destrezza e creatività artistica con l'accetta. 
Rigorosamente in quest'ordine. 
Prima lo facevano nell'altro, poi hanno scoperto che così è tanto più divertente.
Ma proprio tanto tanto.
Oh.)


Le poche volte che, per una fortunata, rara e del tutto casuale congiunzione astrale (tipo che ha dormito in una posizione tale che le chiome si sono auto-messe in piega di loro iniziativa) esce di casa con un assetto tricotico quasi decente -cosa credete? a volte succede anche a lei. Due o tre volte per stagione, ma succede - non fa in tempo a raggiungere il posto di lavoro che, nel tempo in cui sale l'unico piano di scale, i capelli le si
a) ammosciano
b) dispongono in una configurazione alla "scusate, è che di notte ci tengo le galline"
c) raddrizzano e sparano in direzioni random
d) crespano
(se credete che gli ultimi due punti non siano compatibili, non sapete molto della vita. Ma soprattutto, rassegnatevi: per quanto ci teniate, non sarete mai una vera tipologia B.)


L'ABBIGLIAMENTO

Tipologia A: il giorno del suo trentesimo compleanno ha deciso che la fase "giovane" era definitivamente terminata, e davanti a lei si spalancavano le infinite meraviglie di quella "giovanile". Senza ombra di esitazione o indulgenza a sterili rimpianti si è pertanto automaticamente tailleurizzata, e tale resterà vita natural durante. Nella stessa occasione, accanto a lei si è materializzata una fatina beige (pure lei mechata ed in tailleurino, la giacchetta avvitata aveva giusto due fori per le alucce; anche quelle in delicate sfumature di beige ton sur ton). Che ha cosparso il suo guardaroba con una magica polverina scintillante ma non eccessivamente e solo moderatamente dorata (direi, piuttosto, sul beige). E  tutte le felpe, jeans e scarpe da ginnastica presenti si sono magicamente trasformate in camicette bianche o a delicati fiorellini bon ton, gonne al ginocchio o pantaloni con la piega e scarpe con 5 centimetri di tacco, non un millimetro di più non uno di meno, misurati col calibro Plamer a meno di 1/100 di mm.

Tipologia B: quando ha compiuto quarangnfgnfff-anni ha cominciato a prendere in considerazione l'eventualità che ecco, forse, la felpona gialla con lo Snoopy era meglio metterla solo per le passeggiate in collina.
Ma dico "forse", eh.
E tuttora spesso si ostina a vestirsi con quello che, fino al momento di varcare la porta di casa, le appare come uno stile informale/vagamente alternativo, sicuro indice di una personalità interessante e non banale. Ma che poi invariabilmente, per qualche inspiegabile motivo, più avanti nella giornata, ad un fugace controllo nel riflesso di una vetrina o nello specchio del posto di lavoro risulterà essersi inspiegabilmente tramutato in un look collocato da qualche parte tra una colf arruffata in crisi di mezza età scesa un attimo a buttare il sacchetto dell'umido e l'indiscussa icona fashion maga Magò.
Che qui ammiriamo in tutto il suo splendore:



Che almeno lei è in grado di trasformarsi in un bellissimo drago tutto viola, e noi manco quello.




***


Tutto questo, dicevo, lo avevo già sospettato.

Ma pochi giorni fa ne ho avuto la più chiara, dolorosa, incontrovertibile conferma.

Ero ad una riunione. Le orecchie facevano il loro orecchiesco dovere ossia ascoltavano, lo sguardo poco collaborativo vagava qua e là per i fatti suoi, finchè si è abbassato sul pavimento. Ove ha colto, in tutta la sua drammatica evidenza, il tristerrimo spettacolo offerto dalle 

SCARPE 

delle presenti.

Premettiamo: le calzature della A sono sempre come nuove. Perchè quelle delle persone comuni -le B, insomma- hanno la deprecabile tendenza ad assumere, con il tempo, una forma più consona all'oggetto che sono chiamate a contenere.
Invece, ho seri motivi per sospettare che la A sia dotata di piedi che, LORO, prendono la forma delle scarpe.
Piedi autoconformanti. 
Similpongo, insomma. 
Quadrati quando vanno di moda le scarpe a punta mozza, tondeggianti nei rassicuranti periodi Geox o Scarpabella Valleinfiore Modacomoda, lunghi mezzo metro e appuntiti come matite Faber Castell HB quando andavano le scarpe a punta.

Ma soprattutto: mi spiegate come mai le scarpe della  A NON SI IMPOLVERANO mai?
Diciamo che forse un tantino aiuta il fatto che la A  a Denominazione d'Origine Controllata in molti casi deambula per giusto cinque metri, dalla porta di casa ai soffici tappetini del SUV (lucido fiammante pure lui); mentre la B per andare al lavoro tipicamente prende metà dei mezzi pubblici disponibili nella provincia e/o percorre svariati chilometri con le zampette sue proprie.
Però, la cosa che mi sconcerta è che le scarpe della B hanno il potere di impolverarsi/infangarsi in un tempo infinitesimo e tendente a zero. Voglio dire, anche le volte (poche) che esce di casa in assetto quasi decente, poi basta che cammini per un quarto d'ora per le vie cittadine, ed eccoti che sembra Messner il giorno che, appena sceso da un ottomila sotto un diluvio, per non tornare a casa subito che erano solo le cinque e mezza ed era un peccato buttar via la giornata non avendo fatto niente di speciale, ha attraversato il Sahara durante una tempesta di sabbia  mentre i Tuareg in piena frenesia di pulizie primaverili scuotevano fuori dalla tenda i tappeti su cui avevano dormito per un anno venti cammelli, di cui almeno metà con la forfora.


Quelle della A, invece, sono autopulenti. Come i forni.

O forse, non sono neanche sfiorate dal pulviscolo e schifezze assortite che si depositano su noi comuni mortali: i granelli di polvere le rispettano, ne hanno soggezione e timore. E se un frammento distratto inavvertitamente osa posarsi su cotanto splendore di vernice a specchio che ti ci potresti specchiare tanto è lucida, o scamosciato più nero del nero talmente opaco che probabilmente devia anche i raggi luminosi e crea lievi anomalie gravitazionali come un buco nero piccolino ma che sa il fatto suo, quando si accorge di cosa ha combinato arrossisce per la vergogna e corre a suicidarsi buttandosi nelle fauci del più vicino aspirapolvere.


***

Ebbene: questo è quanto.
La realtà, in tutta la sua crudezza.
Che ti dice una cosa soltanto, ma chiara ed incontrovertibile:
se sei nata B, è inutile che ti sforzi: non diventerai mai una A. Mai.

Ma sapete una cosa?
Se per magia, una notte, quella stessa fatina beige trasformasse il mio guardaroba scalcinato in una parata di impeccabili tailleurini e camicette; e se per intervento di quella stessa fatina mi risvegliassi con i capelli in un perfetto caschetto al mento, piastrato e mechato, correrei dal più vicino parrucchiere a farmi fare una permanente -ma una ciocca sì ed una no, onde ritrovare il familiare effetto alla cavolo- e a comprarmi un paio di jeans ed una maglia scassata sulla prima bancarella.

Perchè la cosa importante è essere se' stessi, e non la brutta copia di qualcun altro.

Oh.

 ***

EDIT - E aggiungo, per inciso una cosa che alle A non succede e non succederà mai, ma che alle B capita eccome.
O almeno, capita a me.
Che certe volte arrivi al lavoro da sconvolta, con l'emicrania o dopo una notte insonne, e di conseguenza ti tocca aggirarti per ore portando a spasso una faccia pesta, delle palpebre a canotto ed un aspetto generale che se incontrassi Freddy Krueger scapperebbe spaventato facendo "Caìn! Caìììnnn!" come un bassotto traumatizzato da piccolo, e nessuno nota niente di diverso dal solito. Ma poi un giorno ti svegli in forma sfolgorante, ti prendi un po' di tempo per sistemarti per benino e fai il tuo ingresso tutta pimpante, pregustando una giornata in cui, una volta tanto, ti sentirai a tuo agio, contenta di te stessa e del tuo aspetto. 
E, immancabilmente, noti che una collega ti guarda in modo strano. Si avvicina, sempre guardandoti in quel modo un po' inquetante.  Ti fissa ancora qualche istante, con aria sinceramente impressionata e stillante umana comprensione. E poi ti dice: "Ma... ma... non stai bene? HAI UNA FACCIA!"
 
 ***




...e non poter neanche rispondere, dal profondo del cuore: 

"SARAI BELLA TU, SGRUNT!"